Giacomo Leopardi - Opera Omnia >>  Dialogo di Malambruno e di Farfarello
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MALAMBRUNO -- Spiriti d'abisso, Farfarello, Ciriatto, Baconero, Astarotte, Alichino, e comunque siete chiamati; io vi scongiuro nel nome di Belzebù, e vi comando per la virtù dell'arte mia, che può sgangherare la luna, e inchiodare il sole a mezzo il cielo: venga uno di voi con libero comando del vostro principe e piena potestà di usare tutte le forze dell'inferno in mio servigio.

FARFARELLO -- Eccomi.

MALAMBRUNO -- Chi sei?

FARFARELLO -- Farfarello, a' tuoi comandi.

MALAMBRUNO -- Rechi il mandato di Belzebù?

FARFARELLO -- Sì recolo; e posso fare in tuo servigio tutto quello che potrebbe il Re proprio, e più che non potrebbero tutte l'altre creature insieme.

MALAMBRUNO -- Sta bene. Tu m'hai da contentare d'un desiderio.

FARFARELLO -- Sarai servito. Che vuoi? nobiltà maggiore di quella degli Atridi?

MALAMBRUNO -- No.

FARFARELLO -- Più ricchezze di quelle che si troveranno nella città di Manoa quando sarà scoperta?

MALAMBRUNO -- No.

FARFARELLO -- Un impero grande come quello che dicono che Carlo quinto si sognasse una notte?

MALAMBRUNO -- No.

FARFARELLO -- Recare alle tue voglie una donna più salvatica di Penelope?

MALAMBRUNO -- No. Ti par egli che a cotesto ci bisognasse il diavolo?

FARFARELLO -- Onori e buona fortuna così ribaldo come sei?

MALAMBRUNO -- Piuttosto mi bisognerebbe il diavolo se volessi il contrario.

FARFARELLO -- In fine, che mi comandi?

MALAMBRUNO -- Fammi felice per un momento di tempo.

FARFARELLO -- Non posso.

MALAMBRUNO -- Come non puoi?

FARFARELLO -- Ti giuro in coscienza che non posso.

MALAMBRUNO -- In coscienza di demonio da bene.

FARFARELLO -- Sì certo. Fa conto che vi sia de' diavoli da bene come v'è degli uomini.

MALAMBRUNO -- Ma tu fa conto che io t'appicco qui per la coda a una di queste travi, se tu non mi ubbidisci subito senza più parole.

FARFARELLO -- Tu mi puoi meglio ammazzare, che non io contentarti di quello che tu domandi.

MALAMBRUNO -- Dunque ritorna tu col mal anno, e venga Belzebù in persona.

FARFARELLO -- Se anco viene Belzebù con tutta la Giudecca e tutte le Bolge, non potrà farti felice né te né altri della tua specie, più che abbia potuto io.

MALAMBRUNO -- Né anche per un momento solo?

FARFARELLO -- Tanto è possibile per un momento, anzi per la metà di un momento, e per la millesima parte; quanto per tutta la vita.

MALAMBRUNO -- Ma non potendo farmi felice in nessuna maniera, ti basta l'animo almeno di liberarmi dall'infelicità?

FARFARELLO -- Se tu puoi fare di non amarti supremamente.

MALAMBRUNO -- Cotesto lo potrò dopo morto.

FARFARELLO -- Ma in vita non lo può nessun animale: perché la vostra natura vi comporterebbe prima qualunque altra cosa, che questa.

MALAMBRUNO -- Così è.

FARFARELLO -- Dunque, amandoti necessariamente del maggiore amore che tu sei capace, necessariamente desideri il più che puoi la felicità propria; e non potendo mai di gran lunga essere soddisfatto di questo tuo desiderio, che è sommo, resta che tu non possi fuggire per nessun verso di non essere infelice.

MALAMBRUNO -- Né anco nei tempi che io proverò qualche diletto; perché nessun diletto mi farà né felice né pago.

FARFARELLO -- Nessuno veramente.

MALAMBRUNO -- E però, non uguagliando il desiderio naturale della felicità che mi sta fisso nell'animo, non sarà vero diletto; e in quel tempo medesimo che esso è per durare, io non lascerò di essere infelice.

FARFARELLO -- Non lascerai: perché negli uomini e negli altri viventi la privazione della felicità, quantunque senza dolore e senza sciagura alcuna, e anche nel tempo di quelli che voi chiamate piaceri, importa infelicità espressa.

MALAMBRUNO -- Tanto che dalla nascita insino alla morte, l'infelicità nostra non può cessare per ispazio, non che altro, di un solo istante.

FARFARELLO -- Sì: cessa, sempre che dormite senza sognare, o che vi coglie uno sfinimento o altro che v'interrompa l'uso dei sensi.

MALAMBRUNO -- Ma non mai però mentre sentiamo la nostra propria vita.

FARFARELLO -- Non mai.

MALAMBRUNO -- Di modo che, assolutamente parlando, il non vivere è sempre meglio del vivere.

FARFARELLO -- Se la privazione dell'infelicità è semplicemente meglio dell'infelicità.

MALAMBRUNO -- Dunque?

FARFARELLO -- Dunque se ti pare di darmi l'anima prima del tempo, io sono qui pronto per portarmela.


EDIZIONE DI RIFERIMENTO: "Opere di Giacomo Leopardi", a cura di Giovanni Getto, Ugo Mursia editore, Milano, 1966







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